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Sandro Altobelli

In Nazionale:

Curriculum nell'INTER

Presenze e gol in Serie A: 317 - 128

Presenze e gol Coppe internaz.: 69 - 35

Presenze e gol Coppe italiane: 80 - 46

Esordio: 21.08.1977 (C.Italia)

Ultima partita: 15.05.1988 (Serie A)

Ha vinto: 1 Scudetto (1980);

2 Coppa Italia (1978 - 1982)

Minuti giocati: 4171
Partite disputate: 61
Vittorie: 31
Pareggi: 17
Sconfitte: 13
Gol: 25

Nato a Sonnino (Latina), il 28 Gennaio del 1955,  Alessandro "Spillo" Altobelli è un mix di tecnica, freddezza, opportunismo, agilità, colpo di testa. Attaccante velocissimo e preciso a rete, dotato di un ottimo controllo di palla e un buonissimo sinistro, è capace di realizzare anche in rovesciata. Deve il soprannome "Spillo" al suo fisico esile. Altobelli si fa notare alla grande giocando nell'Inter, in cui arriva nel 1977, dopo un' esperienza nel Brescia. "Sono nato nerazzurro, e lo sono tuttora - racconta -, indossare la maglia dell'Inter per me è stato un punto d'arrivo: anche il Latina, la mia prima squadra, aveva la maglia nerazzurra". Alla prima stagione con l'Inter realizza 10 reti, conquistando subito i tifosi. L' anno successivo arriva a Milano dal Brescia Evaristo Beccalossi, l'uomo che gli darà tutto il risalto e lo spazio per esprimersi al meglio delle sue potenbzialità. Altobelli e Beccalossi si intendono da subito e formano una coppia che rappresenta al meglio l'Inter rinnovata di quegli anni:  aggressiva, giovane,  moderna, con i nuovi  schemi di gioco imposti da Bersellini. Nel 1980 arriva meritatamente lo scudetto, a coronamento di un lavoro iniziato tre anni prima. Altobelli segna tantissimo, dimostrando di essere uno dei migliori attaccanti italiani del periodo. Con l'Inter vince uno scudetto e due Coppe Italia, nel 1978 e nel 1982. Se ne va nel 1988, dopo un litigio con Trapattoni. In Nazionale debutta il 18 Giugno 1980, in Italia - Belgio (0-0). Nel 1982 ha partecipato ai Mondiali di Spagna. (Il suo debutto è del 29 Giugno 1982, in Italia Argentina, vinta da noi per 2-1) In questi Mondiali segna anche una rete, in finale, contro la Germania Ovest. Nel periodo tra il 1985 e il 1988 Altobelli è uno degli uomini simbolo della Nazionale Italiana, indossando diverse volte la fascia di capitano e formando, insieme a Vialli, una coppia d'attacco davvero affiatata e temibile. Ha partecipato anche allo sfortunato Mondiale del 1986, in cui è il trascinatore degli Azzurri con 4 gol in 4 partite.

Chiude la sua carriera in Azzurro il 22 Giugno 1988, in URSS - Italia (2-0), dopo 61 presenze in Nazionale e avendo segnato ben 25 gol. 

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La carriera di Alessandro Altobelli:

Con la Nazionale Italiana ha vinto: 1 Campionato del Mondo (1982).

Con l'Inter ha vinto: 1 Scudetto (79/80), 2 Coppe Italia (78/79, 81/82).

Presenze e reti segnate con le diverse squadre:

  • Latina, nel 73/74 - in Serie C 28 (7);
  • Brescia, dal 74/75 al 76/77 - in Serie B 76 (26);
  • Inter, dal 77/78 all'87/88 - in Serie A 317 (128).
  • juventus 1988/89 - in Serie A
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Una intervista ad Altobelli, tratta da La Repubblica del 26 settembre 2002

Alessandro Altobelli, bomber dell'Inter e dell'Italia:..."E' l'ora dello spettacolo e dei campioni" ... di MATTEO TONELLI

ROMA - Quello che avanza è un calcio nuovo, più spettacolare. Che, almeno in Europa, ha messo da parte l'idea del "primo non prenderle". Un calcio costellato dalle prodezze di campioni. Come il milanista Pippo Inzaghi. Come lo juventino Alessandro Del Piero. Come l'interista Hernan Crespo. Alessandro Altobelli, ex stella dell'Inter e della Nazionale, fotografa così il buon momento del calcio tricolore.

Dopo anni di delusioni in Europa, potrebbe essere scoccata l'ora dell'inversione di tendenza?
"Credo di sì. Mi sembra sia cambiata la mentalità. In Italia si è sempre guardato troppo al risultato, si è sempre detto meglio giocare male e vincere. Ma questo atteggiamento in Europa è perdente. Oggi le cose stanno cambiando e l'uomo della svolta è Ancelotti (allenatore del Milan ndr): i risultati gli stanno dando ragione. Ma dirò di più, io oserei di più e fari giocare insieme Pirlo, Rui Costa e Rivaldo".

Non è che finirebbero per pestarsi i piedi e dare poca copertura?
"Guardi il Real Madrid, è pieno di campioni dai piedi buoni, giocano tutti insieme e vincono in continuazione"

Restiamo sui campioni: Inzaghi e Del Piero. Pregi e difetti partendo dallo juventino.
"Alex è forte tecnicamente, non è egoista, quando sta bene è esplosivo. Chi gioca con lui segna molto anche perché Del Piero partecipa molto alla manovra. Difetti non ne vedo, forse non essendo altissimo non è un gran colpitore di testa".

Passiamo a Inzaghi.
"E'il classico uomo d'area, un pericolo costante. Ha il classico egoismo della punta pura. Un difetto? C'è chi dice che dieci volte su undici finisce in fuorigico. Sarà, ma l'undicesima è gol sicuro".

Li vede bene insieme?
"Nella Juve erano in coppia ed erano perfetti"

Inzaghi segna talmente tanto che le ho soffiato il record di reti in Europa. Dispiaciuto?
"No, i record sono fatti per essere battuti. Io l'avevo levato ad Altafini, Inzaghi l'ha levato a me, in futuro lo leveranno ad Inzaghi. Comunque sono contento che me lo abbia soffiato un campione di razza".

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Players - The greatest 

They called him "Pin" because of his thin, wiry physique. But over the years he was able to refine an exceptional tecnique that made him one of the best centre forwards in the world, contributing to Inter's success. He played in the finals of the 1982 World Cup in Spain, making the third goal against West Germany.

Lo chiamavano “Spillo” per il suo fisico esile e segaligno. Ma negli anni seppe
affinare una tecnica eccezionale che lo rese uno dei migliori centravanti del
mondo facendo la fortuna dell’Inter. Mise lo zampino nella finale del Mondiale
di Spagna ’82 realizzando il terzo goal contro la Germania Ovest.

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http://www.altobelli.it/  Sito ufficiale di "Spillo" Altobelli
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Goals in incontri Internazionali segnati da Altobelli:  su www.rsssf.com
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La storia di Altobelli su Azzurriweb  e sul suo Sito Ufficiale

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Dal sito: http://www.geocities.com/useggio/mundial82/Italia-Mundial82.htm

Era il 1938, c'era Pozzo, il fascismo e l'inno italiano fischiato nella finalissima dal pubblico francese, nazione che ospitava il mondiale; la nazionale italiana di calcio replicava il successo di quattro anni prima ottenuto a Roma. Da allora un'eternità, tra figuracce coreane e imprese storiche come il 4-3 sulla Germania in Messico, salvo poi capitolare col Brasile di Pelè.

Il buon vecio (Enzo Bearzot) ce l'ha fatta; è lui a raccogliere l'eredità di Pozzo e a riportare la coppa del mondo nel nostro paese. Il gruppo da lui formato già si era distinto quattro anni prima in Argentina, mostrando un buon calcio nel girone di qualificazione ma finendo quell'avventura quarto posto; e in Spagna trionfò.

Il 1980 è l'anno dello scandalo del calcio-scommesse; tra gli altri, il vicentino Paolo Rossi subì una squalifica di due anni. Il cartellino del calciatore passò dal Vicenza alla Juventus e Rossi tornò all'attività agonistica nel maggio del 1982, giocando le ultime tre partite di campionato. Il nuovo esordio avvenne in friuli, in un Udinese-Juventus stravinto dai bianconeri di Torino e in cui anche Rossi entrò nel tabellino dei marcatori. Bearzot non ci pensò due volte, e Rossi entrò nella lista dei ventidue.

Aleggiava intorno alla nazionale un clima di profondo scetticismo, talvonta sfociante anche in completa sfiducia e in pesanti attacchi a Bearzot da parte dei media. Gli azzurri, bisogna dirlo, non è che entusiasmassero: il gioco era scadente e non si poteva intravedere nemmeno lontanamente ciò che poi quella squadra avrebbe mostrato; ma quegli uomini non erano finiti, e lo dimostrarono sul campo.

Dopo un avvio molto stentato, con tre pareggi contro Polonia, Perù e Camerun, gli azzurri finirono in un nuovo girone di qualificazione con l'Argentina di Maradona e Passerella, campione del mondo in carica, e il Brasile di Zico, Socrates, Falcao, Junior, favoritissimo in forza del gioco spettacolare espresso. Solo una tra queste tre squadre si sarebbe qualificata. "Povera Italietta", titolano i giornali nostrani, poveri di notizie dagli azzurri i quali si erano rifugiati in un fino ad allora inedito "silenzio stampa", rifiutando ogni genere di dichiarazione ai cronisti i quali avevano come unico interlocutore Dino Zoff, il capitano, designato dai compagni come loro portavoce. Accadde l'impossibile, come nella migliore delle favole. Il Brasile, secondo i pronosttici, vinse con l'Argentina. Un'Argentina arrembante affrontò gli azzurri in un torrido pomeriggio estivo: Gentile marcò a uomo Maradona, annullandone la pericolosità con le buone e con le cattive; Tardelli (colui che alla vigilia era stato indicato come il probabile marcatore del Pibe de Oro) potè dedicarsi completamente al centrocampo e in una folata offensiva raddoppiò il gol di Cabrini, rendendo vana la punizione di Passerella nel finale: 2-1 per l'Italia, finalmente una bella Italia. Ma non basta: c'è ancora il Brasile a cui, forte di una differenza reti migliore, basta un pareggio. In Italia-Brasile, Gentile si ripete su Zico, Conti fa il brasiliano trasformandosi in un imprendibile folletto presente ovunque sulla fascia destra e soprattutto lui, Paolo Rossi, si consacra Pablito rifilando ai carioca la tripletta decisiva: per due volte i brasiliani raggiunsero il pareggio, ma sempre Rossi fu capace di rinverdire i suoi fasti, riuscendo a sfruttare l'opportunismo che lo rese famoso per andare a segno. Italia batte Brasile 3-2, concedendosi pure il lusso di farsi annullare nel finale un gol assolutamente regolare di Antognoni, così da far fare il paratone decisivo a Zoff su un insidiosissimo colpo di testa di Socrates che sembrava già dentro. E' il trionfo. Molti indicarono in questa partita la vera finale. Di sicuro ogni strada italiana fu invasa da cortei festanti di auto al grido di campioni campioni inneggianti a coloro che solo pochi giorni prima erano dei brocchi incalliti. L'Italia diventò, forte del gioco messo in mostra contro i sudamericani, la favorita principale per il titolo finale. Affrontò la Polonia in semifinale, rifilandole due gol ancora con Rossi, ormai incontenibile, poi si impose per 3-1 nella finalissima contro la forte Germania Ovest (con reti ancora di Rossi, poi Tardelli -col mitico urlo- e Altobelli ) sotto gli occhi di un festante Sandro Pertini, l'allora presidente della Repubblica.

Ognuno di quei protagonisti merita la nostra ammirazione: il longevico Dino Zoff, capace di difendere con merito la porta azzurra alla soglia dei quarant'anni, Gentile, il mastino, Cabrini, il difensore che sa rendersi importante anche per l'attacco, il compianto Scirea, grande regista della difesa azzurra, Collovati lo stopper elegante, Marini, Oriali, i mastini del centrocampo, l'inesauribile Tardelli, Antonioni con suo sinistro magico, Conti, il brasiliano, Graziani, Altobelli, Causio, Bergomi, ma soprattutto lui, Pablito Rossi, e l'uomo che in lui non ha mai smesso di credere: Enzo Bearzot.

Questi uomini sono diventati un mito. Sono pochi quelli che lo possono.

Italia-Polonia 0-0
Italia-Perù 1-1 (Conti)
Italia-Camerun 0-0
Italia-Argentina 2-1 (Cabrini, Tardelli)
Italia-Brasile 3-2 (Rossi-Rossi-Rossi)
Italia-Polonia 2-0 (Rossi-Rossi) à Semifinale
Italia-Germania Ovest 3-1 (Rossi-Tardelli-Altobelli) à Finalissima

 

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